
“Le” e “la”… plurale e singolare che fa la differenza
“Comunità” è una di quelle parole in italiano che, anche quando sono utilizzate al plurale, cambiano soltanto l’articolo che le precede e danno quindi quella sensazione di essere sempre singolari. È una parola molto abusata e, probabilmente, ne abbiamo perso il significato profondo. Ci chiediamo ormai da tempo: nel 2025, l’idea di comunità si deve reinventare, superando i confini tradizionali e tornando alle origini? È possibile che LE comunità si incontrino, dialoghino e facciano rete per collaborare nell’edificare LA comunità?
Ci siamo messi in ricerca da un po’ e pensiamo che l'attenzione si debba spostare sulla presenza quotidiana e sulla capacità di interpretare i segnali del presente. Le comunità del futuro si possono basare sulla condivisione di un orizzonte comune, costruito attraverso la lettura attenta delle dinamiche sociali, politiche e ambientali. Le comunità, dal sapore antico e pur così contemporaneo, devono avvicinarsi agli uomini e alle donne dell’oggi e stare nel presente, e siamo sicuri che debbano essere primariamente sostenibili! Sostenibilità… parola anch’essa abusata, ma che racchiude molto più potenziale di quello che l’essere umano utilizza oggi.
In tal senso la partecipazione attiva diventa fondamentale, con ogni individuo chiamato a contribuire con le proprie competenze e sensibilità e ancor di più, chiamato ad accostare la propria Vita e le proprie esperienze a quelle di ogni altro fratello e sorella.
Un esempio di questa nuova visione comunitaria può essere l'unità pastorale, che abbatte i confini territoriali a cui siamo abituati. Essi non possono essere più visti come barriere che separano, ma come punti di riferimento che possono essere superati per ampliare l'idea dello stare insieme. L'unità pastorale può diventare così un modello di comunità aperta, generativa e partecipata, dove la condivisione e la collaborazione superano le divisioni. Questo può accadere se decidiamo di metterci tutti, ma proprio tutti, in cerchio avendo così la possibilità di vedere ognuno gli occhi dell’altro. Solo così si può costruire un qualcosa di antico, come la comunità, ma del quale abbiamo un estremo bisogno.
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Di chi ti puoi fidare?
Dal 27 al 30 dicembre il Reparto Popieluszko ha affrontato un caso enigmatico sulla neve!
Durante il campo invernale, svoltosi a Boniprati in Trentino, mille peripezie di misteri e misfatti hanno fatto indagare gli esploratori e le guide sul senso di fiducia e di appartenenza.
Hanno toccato con mano il senso di questi valori per accogliere cinque nuove Promesse, ragazze e ragazzi che hanno scelto di fare parte del nostro gruppo per vivere l'Avventura e la vita Scout.
In conclusione, hanno creato un ambiente di dialogo al Consiglio della Legge, l'occasione dedicata per parlare ed ascoltarsi sui giorni passati insieme, con uno sguardo sul futuro delle relazioni che vivono nella quotidianità delle nostre riunioni, in Reparto e in Squadriglia.
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Dio ama le storie!
“Dio ama le storie!”: è così che le vacanze di Branco di quest’anno sono iniziate.
Dal 27 al 30 dicembre siamo stati a Malonno e abbiamo sperimentato sulla nostra pelle cosa significa essere parte di una storia fatta di mani, voci, domande e volti.
Tra la costruzione di nuovi giochi per la tana e le promesse dei cuccioli, abbiamo scoperto che ciascuno di noi è capace di guardare agli altri, raccontare la propria storia e ascoltare quella degli altri, fare domande che parlano di amore e di uno sguardo attento verso di sé e i propri fratellini e sorelline. Il campo si è concluso con il Consiglio della Rupe, momento di celebrazione e comunità, in cui i fratellini e le sorelline si sono detti delle parole d'amore vere l'un l'altro.
Sono state giornate dense e ricche di incontri (e anche qualche scontro) che ci hanno permesso di scoprire che ciascuno contribuisce ad accrescere la vita: la sua è quella del branco e in questa ricchezza c’è Dio, che parla a ciascuno di noi nell’incontro con gli altri.
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Per crescere un figlio ci vuole un villaggio
Il proverbio africano, la cui traduzione è “Per crescere un figlio ci vuole un villaggio” ci ricorda che la crescita di una persona – e in senso più ampio della società stessa – non sono solo il risultato degli sforzi individuali di una famiglia, ma piuttosto di una rete di persone e relazioni che cooperano verso un obiettivo comune. La comunità offre quel supporto collettivo di cui ogni persona ha bisogno per affrontare le sfide quotidiane e creare un ambiente sicuro, accogliente e stimolante in un mondo sempre più orientato all’individualismo e in un momento storico colmo di insicurezze. Occorre riscoprire il valore della comunità che diventa essenziale per garantire il benessere di ciascuno e per progettare un futuro sostenibile e inclusivo.
Vivere in una comunità significa far parte di un gruppo di persone con le quali si condividono esperienze, valori e un senso di appartenenza: una famiglia, insomma! Quando una persona si permette di contare su questa rete di supporto, affronta le difficoltà insieme agli altri. Non si tratta solo di aiuti pratici, ma anche di un supporto emotivo e morale di amore che alleggerisce le pesantezze della quotidianità.
Un villaggio non solo offre supporto nel presente, ma è anche in grado di immaginare, progettare e costruire il proprio futuro. Attraverso la collaborazione, la frequentazione e lo scambio di idee, la comunità può dar vita a iniziative che arricchiscono la vita di tutti i suoi membri: dai progetti educativi per i bambini e i ragazzi, alle iniziative ambientali, fino agli eventi culturali e sociali che promuovono inclusione e coesione. Creare insieme una visione comune del futuro aiuta a rispondere meglio alle esigenze di ciascuno e a fare scelte che siano sostenibili e inclusive.
Ogni quartiere e ogni villaggio può diventare un laboratorio di innovazione e partecipazione. Crescere all’interno di una comunità attiva e solidale rappresenta un’esperienza educativa preziosa. I giovani, infatti, non imparano solo dai genitori ma anche dalle persone che li circondano: insegnanti, vicini di casa, amici, professionisti del quartiere, educatori. Questa pluralità di figure di riferimento contribuisce a trasmettere valori essenziali come il rispetto, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione e la tolleranza.
Queste sono le cose su cui vogliamo riflettere e puntare quest’anno come Comunità Capi. Poiché, a nostro avviso, il senso di comunità rappresenta una risorsa inestimabile. Riscoprire e promuovere la vita di comunità significa investire su una rete di rapporti e legami che non solo migliora la qualità della vita di ogni singolo individuo, ma contribuisce a creare un tessuto sociale più forte e resiliente.
È attraverso l’incontro, il dialogo e la collaborazione che si costruiscono relazioni di fiducia e di reciproca assistenza, essenziali per la crescita individuale e collettiva.
“Per crescere un figlio ci vuole un villaggio” non è solo un modo di dire, ma un richiamo al valore intrinseco della comunità. Sostenere e costruire un ambiente dove le persone possano contare l’una sull’altra è la chiave per affrontare le sfide del presente e del futuro.
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Viandanti sulla via Vandelli
Per il nostro Clan (17 - 21 anni) è stato un anno particolarmente intenso che si è concluso con la route estiva di fine agosto su quella che viene chiamata la Via Vandelli, costruita a metà del 1700 e che collega Modena a Massa passando per le Alpi Apuane e per i loro bellissimi scorci tra cave di marmo, boschi e mare.
Per cinque del nostro Clan è stato l’anno della Partenza, era quindi giunto il momento di decidere se lo stile di comunità, condivisione e corresponsabilità potesse far parte della propria vita e scegliere dove poter manifestare questa scelta che per molti versi oggi appare radicale a molti esseri umani…fa e facciamo paura.
Partenza per noi Scouts significa decidere di fare la Strada della vita insieme al Cristo che indica la via lavando i piedi agli altri. Mettere i nostri passi nelle tracce del Suo Vangelo e stare con Lui.
Nel Vangelo ci sono molte partenze: quella di Gesù dalla Madre, quella dei discepoli in missione, quella di Cristo dai “suoi” verso la Casa del Padre, quella dei due di Emmaus che tornano a Gerusalemme, quella di Giuda verso la perdizione, quella di Pietro verso il rimorso, dell’adultera verso il perdono, quella dalla cima del monte dopo la trasfigurazione. Il Vangelo è il libro della vita con le sue creature, le fragilità, le resurrezioni.
“Chi parte è già partito”, cioè, ha già cominciato a vivere la sua vita secondo questa logica e ha cominciato a leggere le scelte di ogni giorno alla luce del Vangelo e secondo lo stile degli scout. “È già partito” chi ha provato e poi consolidato un impegno di servizio importante per la sua vita. Importante per il tempo che vi dedica, per la conformità agli ideali evangelici (il servizio è con i poveri), e non ultimo per la passione (lo spirito) che caratterizza “il Servo”.
“Sta partendo” chi ha individuato dei riferimenti che siano cibo per la sua quotidianità: persone, libri, comunità, eventi che diano modo di approfondire i problemi che certamente un adulto incontra e che sono i passi verso la felicità. La Chiesa è vasta proprio perché ciascuno possa trovare in essa la strada che lo avvicina a Dio.
Tutti i Rover e le Scolte lasciano il Clan Fuoco come «fratelli di ogni altra guida e scout», la strada fatta insieme rimane sempre, anche per chi non parte.
La Partenza si chiede, la si costruisce nel tempo, si prende lungo la strada, è un momento di condivisione. “Parte” chi afferma i valori scout e testimonia la Parola di Dio, essendosi giocato nella comunità RS e lasciando così un segno per tutti quelli che restano.
Ma ne vale la pena? Costa molto!
Costa in umanità, responsabilità e decisione, perché a molti fa paura data la sua radicalità, ma pensiamo che i giovani di oggi e domani e ai vecchi di oggi e domani serva sapere che solo l’amore salva e che nessuno si salva da solo. Costa, ma ne vale decisamente la pena!
Buona strada!
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“Se cento anni sono la storia, un nuovo sguardo si apre davanti”
Dopo aver festeggiato per tutto lo scorso anno il Centenario della fondazione del nostro gruppo Scout, celebrato all’insegna del motto "la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, quest'anno ci prepariamo a un nuovo orizzonte, orientati verso il futuro e la responsabilità.
Lo stile scout, che si declina in “Osservo”, “Deduco”, “Agisco”, ci chiede oggi come in passato di saper leggere i segni dei tempi e di non delegare ad altri, ma di adoperarsi dove e come possiamo. Abbiamo deciso di abbracciare il domani, che in molti frangenti è davvero pieno di dubbi e interrogativi, creando un luogo che non sia solo fisico, ma prima di tutto una comunità fatta di persone. Ci immaginiamo che il futuro sarà un momento d'incontro per condividere esperienze, promuovere la crescita personale, costruire relazioni e coltivare la consapevolezza delle sfide globali che ci aspettano. L’unico modo di farlo è accogliere con responsabilità, sostenibilità e fiducia (la Fede di cui si sente molto parlare) tutte le sfide che il futuro e prima ancora il presente ci pongono davanti.
Invece di guardare solo al passato, quindi, vogliamo concentrarci sulle braci che ardono della nostra passione per il Servizio, della scelta quotidiana della Comunità e della decisione di essere testimoni autentici, guidati dalla Parola. Vogliamo reinterpretare la tradizione in modo dinamico, affrontando le sfide del presente con uno sguardo necessariamente rivolto all’orizzonte che è sempre più in là. Per dirla con le parole del fondatore dello scoutismo: “Quando guardate, guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancor più lontano!”. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo chiede il mondo che ci circonda: abbiamo deciso di stare in ascolto dei silenzi dei bisogni umani e agire di conseguenza… nonostante tutto.
Grazie a tutti coloro che hanno voluto esserci vicini in questo anno di festeggiamenti e che, in vario modo, ci hanno aiutato a realizzare tutto quanto è stato fatto e grazie a tutti quelli che vorranno mettersi con noi per camminare verso questo orizzonte.
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Sempre avanti con allegria… e responsabilità
Quest’anno per noi sarà all’insegna della responsabilità. Una parola temuta, sentita talmente tante volte che si rischia di perderne il senso profondo. Abbiamo deciso, quindi, di rileggerla, ripartendo dalle radici e aggiungerci un qualcosa in più, a modo nostro, perché siamo consapevoli che la parola “responsabilità” incarni al suo interno l’idea di futuro o, meglio, del nostro – inteso come di Comunità– futuro.
Durante la S. Messa in occasione della Festa della Gioia abbiamo offerto alla comunità parrocchiale tutta la responsabilità liberante dell’essere educatori che educano e al contempo vengono educati. Il nostro impegno ad essere Testimoni. Infatti, abbiamo deciso di testimoniare attivamente la Responsabilità, ovvero, la certezza che - come afferma Papa Francesco - nel mezzo dell’oscurità potrà sempre sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. E abbiamo portato all’altare una bomba – una delle altre parole che vorremmo non sentire più e che in questi giorni riempie le nostre orecchie e la testa – di semi, perché siamo sicuri che sia necessario preparare il futuro perché questo germogli ed è proprio questa una delle altre caratteristiche della responsabilità che abbiamo in mente: un gesto attivo e consapevole nei confronti di chi ci sta accanto.
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Fare miracoli
Nell’ambito dei festeggiamenti del nostro gruppo scout, che in questo 2023 compie 100 anni, nei mesi di marzo, aprile e maggio si sono svolti tre incontri di carattere formativo, aperti a genitori, educatori e, in generale, a tutti quelli che si sentono coinvolti nell’idea di essere persone che generano vita. Abbiamo cercato di lasciarci interrogare dal nostro oggi e abbiamo coinvolto i numerosi e affiatati relatori e tutte le persone che sono volute intervenire alle serate in un percorso che si è dipanato lungo l’idea di responsabilità, vissuta non tanto nell’ottica di dover rendere conto a qualcuno di qualcosa, ma piuttosto in quella di dare delle risposte con la nostra vita quotidiana, con le scelte che facciamo e che abbiamo maturato grazie alle esperienze vissute e “distillate” in significati.
Abbiamo iniziato da un’affermazione che talvolta di sente: “Eh, oggi non ci sono più i gnari di una volta”… che è diventata il titolo della prima serata, durante la quale, aiutati dall’educatore Niccolò Cabrini, abbiamo riscoperto le domande che abitano i gnari di oggi (e in realtà anche noi quando eravamo i gnari di ieri), riflettuto su come ciascuno di noi può aggiungere un pezzo, in chiave relazionale e tramite la sua testimonianza, alle risposte che stanno costruendosi.
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Chi ha orecchie in-tenda!
AGGIORNAMENTO 4/7/2023:
Il progetto di community funding si è concluso: grazie di cuore a tutti quelli che hanno voluto sostenerci!! Con l'aiuto di tutti voi non solo abbiamo raggiunto l'obiettivo, ma siamo andati bel oltre ogni aspettativa: ognuno dei vostri contributi è stato prezioso e ci ha permesso avere successo, GRAZIE!
AGGIORNAMENTO 20/6/2023:
Di nuovo grazie a tutti! Con il vostro aiuto abbiamo quello che ci serve per poter acquistare anche una tenda più grande e pali e assi per le sopraelevate, siete stati preziosi. Mancano ancora circa 10 giorni alla fine della campagna di raccolta fondi, e potete ancora aiutarci. Baden Powell diceva: "Anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancor più lontano": guardiamo ancora un po' più lontano allora. Con i fondi che raccoglieremo da ora puntiamo ad acquistare due tende igloo per la route estiva dei ragazzi del Noviziato e del Clan/Fuoco. Se volete aiutarci le modalità sono le stesse di prima... grazie!
AGGIORNAMENTO 1/6/2023:
Grazie all'aiuto di tutti in appena 10 giorni abbiamo raggiunto il traguardo e abbiamo i fondi per l'acquisto delle due tende di squadriglia che ci servivano!! Che dire: GRAZIE di cuore! Ora andiamo avanti... è tempo di guardare un po' più in là. Le vostre donazioni continuano ad essere preziose per aiutarci: con i soldi che raccoglieremo da ora in poi vorremmo acquistare una tenda più grande, che ci permetta, in caso di maltempo, di ritrovarci comunque tutti insieme al riparo. Perché, come diceva B.P., "non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento". Insieme a questa tenda puntiamo ad acquistare anche i pali e le assi che ci serviranno per costruire le sopraelevate al campo. Volete continuare ad aiutarci? Il link è sempre lo stesso....
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Costruire una casa, costruire l'amore
Giornate di sole, giochi, natura, accoglienza e condivisione: ecco cosa sono state le Vacanze di Branco quest’anno. Il 30 luglio, con i nostri zaini, siamo partiti per Piazzole pronti ad immergerci in una nuova avventura.
Durante le Vacanze di Branco, guidati dalla storia della Famiglia Madrigal, abbiamo scoperto che noi siamo molto di più di quello che gli altri ci dicono: siamo forti come Luisa e creativi come Isabela oppure siamo quello e anche molto altro? Abbiamo assaporato l’idea che ciascuno di noi può essere veramente ciò che desidera e fare della sua vita un vero miracolo, che proprio come la candela della Famiglia Madrigal, rimane vivo solo quando ci lasciamo aiutare e scoprire dagli altri... e questo ci permette davvero di crescere nel Branco e nella quotidianità.
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Essere Comunità
Qualche mese fa abbiamo cominciato le attività chiedendoci cosa voglia dire davvero "disimparare” in un mondo che provoca in molti una sensazione di ansia da prestazione, rispondendo provando a capire il valore aggiunto e il senso profondo di certe cose che si fanno sempre nello stesso modo, per poi, forse, farle con altri criteri o in modo diverso. Carichi e caricati da questi pensieri siamo arrivati alle porte dell'inverno, il tempo per noi di iniziare a pensare alla route invernale, che viviamo solitamente durante le vacanze, tra Natale e l'Epifania.
Come tutti sappiamo la preparazione di un viaggio, soprattutto se ci sta particolarmente a cuore, avviene per tempo; la stessa cosa succede quando ci si prepara per una route. L'uomo rischia sempre di essere attanagliato dalle questioni "logistiche", che certamente vanno programmate, ma per noi il centro di questa preparazione è focalizzarci su cosa bolle in mezzo alla nostra comunità e, quindi, su quale significato condiviso costruiremo e vivremo insieme sulla strada.
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Vacanze di Branco Invernale 2021
Prossimità, alla Vacanze di Branco invernali svoltesi all’ex-asilo d Lozio tra il 27 e 30 dicembre, ha voluto dire “sporcarsi le mani” per e con gli altri. Ci siamo messi all’opera nella costruzione degli “Angeli custodi” pensando agli altri fratellini e sorelline del Branco, donandogli qualcosa di concreto preparato con le nostre mani.
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Campo Invernale 2021
Il campo invernale per Esploratori e Guide (12 - 16 anni) si è svolto dal 27 al 30 dicembre 2021 a Malga Brominetto (Bagolino). Insieme abbiamo ragionato di come amare, noi stessi e le persone che abbiamo accanto, scoprendo quali sono le nostre caratteristiche e come coltivarle per essere presenze arricchenti per il nostro prossimo.
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