Festa di Primavera 2019
Anche quest'anno i Lupetti del Branco Luna Piena hanno vissuto la Festa di Primavera: occasione per tutti i lupetti della Zona Sebino di incontrarsi e vivere un'uscita all'insegna dell’incontro con qualcuno di diverso da noi.. Tre i branchi che si sono trovati a Paderno per vivere un'avventura piratesca! Ci siamo sfidati tra noi per scoprire ancora una volta che la sfida più grande è crescere insieme nel rispetto reciproco!
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Campo di Pasqua di Alta Squadriglia
Anche quest’anno, nei giorni del Triduo di Pasqua, si è svolto un campetto itinerante, iniziato giovedì e conclusosi con la Veglia di Pasqua il sabato in parrocchia, che ha coinvolto i ragazzi dai 14 ai 16 anni del nostro gruppo. Il tema quest’anno erano le nostre paure: guardarle e riconoscerle, scoprendo in che modo ci bloccano, e poi cambiare la prospettiva con cui le viviamo, trasformandole in debolezze, dunque cose che ci appartengono e che possiamo guardare in verità con l’aiuto degli altri, senza timore di essere mal giudicati. Questo, infine, per permetterci di immaginare dei movimenti che, passo passo, ci portano avanti nel superamento delle nostre debolezze. Vivere da salvati, il grande messaggio della Pasqua, non parla forse di credere che siamo amabili e amati pur con le nostre fragilità, e tramite questa consapevolezza, ci permette di trovare il coraggio di affrontarle?
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Penitenziagite!
Durante le celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri, sono due le formule con le quali il sacerdote pone la cenere sul capo dei fedeli. La più utilizzata, che tutti conosciamo, è “Convertiti e credi al Vangelo”. La seconda, quasi scomparsa ma per certi versi molto più emblematica perché richiama la fedeltà alla terra, è
“Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”.
Quest’ultima ci fa quasi sorridere e ci ricorda un po’ Troisi in Non ci resta che piangere, quando il monaco gli dice: «Ricordati che devi morire!» e lui risponde: «“Sì, sì, no… mo' me lo segno!».
Come Comunità Capi, abbiamo riflettuto sul senso della Quaresima, un periodo dedicato a fare verità in noi stessi, a sostare sulle domande di senso che ci abitano, ad accettare completamente la nostra essenza per farne qualcosa di nuovo.
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Custodire umanità
“Sono forse io il custode di mio fratello?”
Gn 4, 9
Gli scout sono solitamente abbastanza facili da identificare, se non altro per via dell’uniforme e del fazzolettone. Ciò che passa un po’ più inosservato, perché accade “dietro le quinte”, è che ogni gruppo Scout si muove seguendo una linea pensata dalla Comunità Capi, a cui è affidato il progetto educativo, che determina il percorso dei ragazzi e non solo. La nostra idea di educazione e di comunità, infatti, non si limita a porre un’attenzione sui ragazzi e sul loro modo di stare in relazione gli uni gli altri, ma contempla anche una parte meno evidente e non scontata, che riguarda la vita di ognuno di noi adulti e la sua custodia.
Pensiamo infatti che il raccontarsi agli altri (e questi altri sono anche i ragazzi che ci sono affidati) avvenga attraverso la condivisione delle fatiche e delle bellezze della nostra vita, delle consapevolezze che abbiamo fatto nostre e delle debolezze su cui periodicamente inciampiamo, delle ragioni che ci portano a fare determinate scelte e dei criteri con cui costruiamo la nostra quotidianità. Questo ci permette di avere intorno qualcuno che si prende cura e veglia su di noi: rendere partecipi gli altri degli accadimenti della nostra vita consente loro di donarci uno sguardo sul nostro percorso, attraverso delle domande che ci consentono di costruire analisi che sappiano arrivare in profondità.
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Si può camminare guardando solo i propri piedi?
Li chiamavano marziani, animali, fuorilegge, briganti, guerriglieri, trovatori, abitanti dello spazio, viaggiatori, visionari, anarchici, cercatori.
A. Camerini, La ballata dell'invasione degli extraterrestri
È strano, veramente strano per l’oggi avere bisogno di una Route. Per chi ne ha vissuta una, però, è facilissimo capirlo. Sarebbe facilissimo spiegare il percorso sul quale abbiamo camminato da Brescia a Caramanico Terme e da lì su su fino al Monte Amaro, seconda vetta degli Appennini, e poi giù giù sino a Passo S. Leonardo e poi Roccacaramanico e Pescara, attraverso mille altri luoghi. Ma una route non è solo questo. È difficile riassumere tutta questa esperienza in poche parole.
Siamo partiti, nei mesi precedenti, domandandoci cosa significa andare nel mondo? Ci siamo detti che per noi è andare ad indagare e a toccare con mano quali sono le realtà che ci circondano e relazionarci con le persone che le vivono. Conoscere e parlare con un migrante pugliese degli anni ‘50, con un papà che ha rinunciato ad un lavoro ultra pagato perché poco etico e ad oggi arriva per poco alla fine del mese, con un immigrato argentino che vive suonando la chitarra e che parla di fame e amore, con un rifugiato arrivato con un barcone, con persone che hanno deciso di mettere radici nel nostro territorio e che si sentono libere di scegliere autenticamente.
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Autenticamente protagonisti
Il Campo Estivo del Reparto si è tenuto a Monte Isola, dal 26 luglio al 5 agosto.
In un mondo in cui essere al centro dell’attenzione sembra essere fondante, il Reparto ha vissuto momenti che sono serviti a riflettere su come si possa essere davvero protagonisti delle proprie vite.
“Protagonista” è, secondo noi, colei o colui che ha la volontà di prendere in mano i suoi sogni e tradurli in progetti concreti, tangibili, di cui tutti possano venire a conoscenza. Lo stile scout è anche questo: scegliere la condivisione per far sì che anche gli altri possano trarre beneficio dai nostri passi, anche quando il fare da soli ci pare la via più breve e meno complicata, anche quando la comunicazione diventa difficile, anche quando si è stanchi e convinti che esistano cose più impellenti. Il termine “protagonista” deriva dal greco e letteralmente potrebbe essere tradotto come “primo lottatore”.
Quello che ci portiamo a casa da questo campo è l’idea che anche la realtà quotidiana ci debba vedere in prima linea, cercando di essere persone che prestano attenzione a se stessi e alla realtà che ci abita, cercando di dare risposte autentiche, senza paura, alle domande che ci vivono intorno.
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Questo ritmo è per noi
Dal 29 luglio al 5 agosto si sono svolte a Carvanno le Vacanze Estive di Branco dal titolo “Coraggio, questo è un posto selvaggio!”. Per tutta la durata della settimana ci siamo confrontati sul coraggio attraverso le diverse attività proposte. Dire chi sei, lasciarsi sorprendere, sapere qual è la tua vera forza, prendersi cura degli altri, sognare, riconoscere e accogliere la diversità e scegliere sono cose che richiedono un grande sforzo, fin da quando si è piccoli.
Così, ogni giorno ci siamo messi alla prova con diverse attività: preparare il pane e dedicare un pensiero a qualcuno che vive il branco con noi, riconoscerci parte del creato, fare un mosaico che dicesse quali sono le nostre radici e fidarci di chi ci sta intorno, sono solo alcuni esempi. Quotidianamente ai ragazzi veniva proposta una scelta: agire e riconoscere le proprie capacità o lasciare che le cose facessero il proprio corso? Davanti a questa scelta i ragazzi si sono lasciati coinvolgere e sono stati i protagonisti delle giornate, nei vari momenti. Da quelli di gioco a quelli di riflessione, nel prendersi cura l’uno dell’altro o del luogo in cui stavamo vivendo. Tra un bagno nella fontana e un pasto condiviso la settimana è volata e nei quotidiani momenti di confronto e di catechesi i ragazzi hanno saputo mettere in luce chi sono, riconoscendo le proprie caratteristiche e quelle degli altri, affermando la voglia di vivere in una comunità.
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Aggiungi un posto a tavola!
Il 27 e 28 Aprile presso S. Bernardino di Chiari si è svolta la Festa di Primavera, occasione per i ragazzi Scout dagli 8 agli 11 anni, ovvero i Lupetti e le Coccinelle della Zona Sebino, di incontrarsi e vivere insieme due intense giornate di attività.
Il nostro “sottocampo” era formato dai Cerchi delle Coccinelle di Gussago e Rovato e dal Branco di Chiari. Come capi abbiamo scelto di lavorare con loro partendo da un momento semplice e quotidiano come quello del pasto, che è tutti i giorni uno spazio in cui i bambini incontrano le loro famiglie e non solo. “Aggiungi un posto tavola” è un ritornello conosciuto, che fin dall’inizio ci ha aiutato ad entrare nel clima di questi due giorni, sperimentando da subito alcune tematiche attorno alle quali è stata pensata l’intera attività: accoglienza e valorizzazione delle proprie diversità, il tutto veicolato tramite il gioco e le attività pratiche.
In primo luogo i ragazzi hanno avuto modo di confrontarsi con la presenza di altri gruppi Scout di Lupetti e Coccinelle. Se per qualcuno questo non rappresenta una nota da sottolineare, sicuramente per i bambini di Gardone è stato importante scoprire le altre realtà presenti sul nostro territorio bresciano nel mondo dello scoutismo, e ha suscitato in loro curiosità e voglia di mettersi in gioco.
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Che scatole?!
È complicato spiegare cosa significhi lo Spirito di un Clan e cosa voglia dire fare Strada o vivere la Route. Quel senso di libertà che ti fa camminare con un’altra persona che fa la tua stessa fatica e che può solo stringerti la mano o sgravarti del peso dello zaino nel momento del bisogno…perfetta metafora delle persone che abbiamo deciso di avere al fianco della nostra vita.
In questa nuova - ma vecchia - avventura del Clan del Gardone VT abbiamo cominciato a scoprire dei canali che solitamente restano inesplorati, forse per inconsapevolezza, forse per sofferenza: le scatole precostituite che compongono la nostra vita.
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Il tempo di un giorno
Quando sei ad un campo ci sono tre dimensioni che scandiscono il tempo di una giornata, tre dimensioni che vivi insieme agli altri e per gli altri: il lavoro, il pasto e la tenda.
Il lavoro è la dimensione dell’impegno.
Ti alzi, prendi la tua accetta e vai nel bosco, spacchi qualche ramo, ne raccogli qualcun altro da terra, assembli una fascina con legni di varie dimensioni, te la carichi in spalla e torni verso il campo, dove al suo posto ti aspetta l’addetto al fuoco della tua squadriglia. Il fuochista, pronto ad usare quello che hai recuperato per accendere il fuoco, parte dalla carta, aggiunge di volta in volta legna partendo dai rami più esili, per arrivare, quando ormai il fuoco divampa, alla legna più grossa, che la fiamma avvolge e consuma piano piano. E nel frattempo tutto intorno è in movimento, c’è chi taglia, chi sbuccia, chi apparecchia, chi mescola, chi affetta, chi recupera l’acqua… una danza: dove apparentemente le cose sono scollegate e indipendenti, proprio lì, più con il corpo che a parole, tutti seguiamo la stessa musica, che a partire dalle piccole cose, con impegno e lavorando insieme, permette ad ognuno di noi di creare qualcosa di più grande.
Il pasto è la dimensione del dialogo.
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